CopertinaNinoNegri

– di Gianluca Montinaro

A tremila metri la montagna mostra tutto il suo nerbo. Il vento corre fra le rocce. La neve turbina in mulinelli. Il freddo penetra anche attraverso i pesanti piumini. Mentre le nuvole avvolgono il paesaggio, sfumando i contorni, e rendendo cangianti le forme. Ebbene: si immagini, in un tale scenario, un nero avveniristico pianoforte, dalla forma a onda, poggiato su un impiantito di legno. Un virtuoso giovane compositore a rintoccarne i tasti. E una celestiale musica, minimale e affascinante, a pervadere l’aria. A correre sulle raffiche. A posarsi sui bianchi cristalli.

Ecco, proprio questo è avvenuto – pochi giorni fa – a Bormio, al rifugio Heaven 3.000, la vetta che sovrasta la nota stazione sciistica lombarda. Ed è stato proprio questo magico concerto – intitolato Ice Waves e tenuto da Alessandro Martire – a dare il via alla presentazione della nuova annata – la seconda – della linea Vigne di Montagna della storica cantina valtellinese Nino Negri.

Dire Nino Negri e dire Chiavennasca – il Nebbiolo della Valtellina – significa dire la medesima cosa, tanto questa cantina, fondata nel 1897, ha contribuito a sviluppare qualitativamente e a far conoscere i vini di queste lande. Ove, da duemila anni, trionfa una viticoltura eroica: fatta di piccolissime strisce di terra (terrazze) strappate alla montagna, di muretti a secco eretti per impedire l’erosione e il dilavamento, di erte pendenze che raggiungono anche il 45%. Ma pure intessuta di umano sacrificio, di visionaria passione, di profonda consapevolezza.

Sacrificio, passione e consapevolezza che hanno guidato Danilo Drocco (direttore ed enologo di Nino Negri dal 2018) a ricercare, in questo territorio così frazionato e vasto (è vero, sono solo cinque le sottozone del Valtellina Superiore Docg, ma sono centinaia i terrazzamenti che le compongono, alcuni anche di solo una manciata di piccoli filari), quelle vigne che potessero esprimere una personalità propria, secondo caratteristiche d’eccellenza qualitativa ben definibili, dettate dalla biodiversità, dalla differenza di suolo, dalla diversa altitudine, dalla presenza di vecchi cloni.

Le tre bottiglie che compongono la gamma – con etichette dai differenti colori, e che riprendono quello della roccia su cui poggiano le piante – leggono in tre modi diversi il Nebbiolo valtellinese. Vigna Sassorosso Valtellina Superiore Grumello Docg 2020 nasce in luoghi ove il preistorico ghiacciaio del fiume Adda ha eroso quasi completamente la terra: qui la vite affonda le sue radici a diretto contatto con la roccia. Ne nasce «un vino che – secondo Drocco – è il più Pinot Nero fra i nostri Nebbioli», con un frutto delicato, scandito da una magnifica ciliegia nera, da una bella sensazione floreale e da una verticalità fine e diretta. Sensazioni che si ritrovano poi al sorso: leggero e soave, persistente ed elegante, ritmato da un tannino setoso, da una piacevole freschezza e da medie sensazione caloriche e pseudocaloriche. Diritto più che ampio Sassorosso chiude con pulizia e una notevole lunghezza gusto-olfattiva fatta di note fruttate.

Più intenso, e pure più ‘potente’, appare Vigna Ca’ Guicciardi Valtellina Superiore Inferno Docg 2020, vino che proviene dalla sottozona Inferno, così chiamata sia per le enormi pendenze sia per le calde temperature che qui dominano. La luce («si ricordi che in Valtellina c’è la stessa quantità di sole che c’è a Pantelleria», nota Drocco) si riflette su rocce chiare che, assorbendo il calore di giorno e rilasciandolo di notte, incrementano l’‘energia’ della vite e la sua maturazione. Il vino ne risente: la maturazione è più veloce e la percezione fenolica superiore. Il frutto è intenso (la ciliegia assume le vesti di durone, i piccoli frutti neri appaiono inusitatamente dolci), i fiori espressivi (viola e rosa in piena fioritura), qua e là appaiono lievi sentori di erbe balsamiche e persino qualche punta di spezia bianca. In bocca Ca’ Guicciardi si presenta con una invidiabile definizione stilistica: le parti morbide sono sì percepibili ma saggiamente non enfatizzate, a fronte di un tannino integrato ma vivo e di una mineralità imponente, elegante e pulitissima. La beva è di soddisfazione: di medio corpo, sfugge la pesantezza a favore di lunghezza, finezza, ampiezza, equilibrio e notevole pulizia, invogliando subito al sorso successivo.

Vigna Fracia Valtellina Superiore Valgella Docg non è, in effetti, una ‘novità’ per Nino Negri. Da tempo già imbottigliata a parte (una riserva di milletrecento magnum, annata 2016, sta ‘riposando’ in una piccola cantina, ricavata nei sotterranei di Heaven 3.000, in attesa di essere commercializzate nel 2026, in occasione delle Olimpiadi) è la bottiglia che meglio rappresenta il legame storico fra Nino Negri e l’alta montagna. Acquisita l’anno della fondazione della cantina, Vigna Fracia si trova nella zona in assoluto più fredda, al fondo di una piccola valle, tutta contornata da ghiacciai dai quale scendono, ogni notte, correnti gelide. «Qui – ricorda Drocco – tutto è ritardato: il germogliamento, la fioritura, la maturazione, la vendemmia avvengono all’incirca una ventina di giorni dopo le altre vigne». E persino l’affinamento ha tempi più lunghi: Vigna Fracia fa – come le due precedenti – un anno in botte grande ma ne rimane poi due, invece che uno, in bottiglia, prima di essere immessa sul mercato. L’annata 2019 si propone assai complessa tanto al naso quanto in bocca. Gli aromi sono guidati più dai fiori (rosa canina, violetta, lavanda) e dalle erbe aromatiche (rosmarino, timo) che dai frutti (ciliegia, lampone, mora), che appaiono solo a una seconda e più profonda olfazione. La bocca è imponente nella sua eleganza attillata e sinuosa: la soave freschezza, il tannino vellutato e la sublime mineralità guidano il sorso, trovando distensione in centro di bocca nella morbidezza della struttura polialcolica e nelle sensazioni caloriche. Armonico, ampio, fine ed eccellente, Vigna Fracia chiude con equilibrio e persistenza, su una lunghezza scandita da continui ritorni floreali vivacizzati da punte di golosa sapidità.

  • Nino Negri
  • Via Ghibellini, 3
  • Chiuro (So)
  • Tel. 0342.485211
  • www.ninonegri.it
  • n.negri@giv.it
Uno scorcio della cantina di affinamento di Nino Negri, nei sotterranei di Heaven 3.000, a Bormio, ove riposano milletrecento magnum, annata 2016, di Vigna Fracia