CopertinaDomPerignon2013

– di Gianluca Montinaro

Il 2013 in Champagne è stata una ottima annata. E ciò a differenza di quello che all’inizio si poteva ipotizzare, considerate la primavera fresca e piovosa, l’estate estremamente calda e la vendemmia prolungata, a causa delle numerose piogge. Eppure, nonostante tutto, le uve, soprattutto quelle delle vigne della Montagna di Reims, della Valle della Marna e della Côte des Blancs classificate Grand Cru e nei Premier Cru, hanno presentato, al momento del raccolto, un ottimo grado alcolico potenziale conservando anche una spiccata acidità. I vin clair hanno poi confermato le aspettative: sia dando un importante apporto ai vin de reserve delle maison champagnotte sia dando vita a importanti millesimati. Fra i quali, ovviamente, non è mancato Dom Pérignon.

La casa di Hautvillers, ora guidata da Vincent Chaperon (chef de cave che nel 2018 ha preso il posto di Richard Geoffroy, dopo averlo affiancato per oltre dieci anni), ha dato del 2013 una lettura assai intrigante, basata sì sul principio che da sempre guida la maison – la ricerca dell’armonia nell’assemblaggio delle tre ‘componenti’: uve, terroir e annata – ma pure su una espressività più diretta e complessa al contempo, quasi ‘larga’. Il paragone – ovviamente – viene fatto con le annate più recenti, la 2012 e la 2008, che si sono segnalate per la vivida tensione e l’elegante sinuosità. Mentre la 2010, che per certi versi si può avvicinare alla 2013, se ne distacca però per una eloquenza minerale più marcata.

Frutto di Pinot Nero e Chardonnay in parti sostanzialmente uguali, coltivati nei villaggi di Hautvillers (unico Premier Cru), Aÿ, Bouzy, Verzenay, Mailly, Chouilly, Avize, Cramant e Le-Mesnil, Dom Pérignon 2013 ha riposato sui lieviti per sette anni (il dégorgement si è tenuto nel settembre del 2021) ed è stato dosato a 5 g/l.

Nel bicchiere Dom Pérignon 2013 si presenta di un bel colore giallo paglierino, limpidissimo e con una bollicina fine e persistente. Colpisce il naso, ampio e cesellato, per la sua estrema generosità. In primo piano la frutta: tanto gli agrumi dolci, quanto la frutta esotica. Eppoi ecco le percezioni minerali (la craie, per intendersi), lievi note tostate, tocchi di fiori (pare si avverta il sambuco) e molteplici fragranze. Anche in bocca torna la medesima estensione: freschezza e mineralità sono presenti ma si avvertono bene anche i polialcoli che, complice la bollicina, creano un’ottima ‘cremosità’ complessiva. È poi nelle insistite intensità e persistenza che viene fuori l’anima di Dom Pérignon 2013: equilibrio e finezza paiono infatti dipanarsi su un registro di generosità e pienezza quasi inusitati, invogliando a una beva di soddisfazione.

  • Dom Pérignon
  • Abbazia di Hautvillers
  • www.domperignon.com
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